C'è qualcosa di troppo perfetto nel bel film "Carol", dice il critico cinematografico Fofi, ed è così. Uomini insensibili fino diventare quasi violenti e le due splendide protagoniste si ritrovano occhi negli occhi, un classico colpo di fulmine in un grande magazzino, "e tu che cosa desideravi come regalo di Natale da piccola? Un trenino " ed ecco smontato lo stereotipo culturale dei regali preferiti dalle femmine, mentre gli sguardi si sono fatalmente incrociati, un atto mancato, un appuntamento e poi un viaggio senza meta che ricorda tanto il più noto Thelma e Louise. Opera chiusa, dice Fofi, anche qui concordo, il regista, ormai un simbolo del cosiddetto cinema Queer, si prodiga nell'ennesimo inno all'innamoramento tra due donne, ma con una maestria che fa pensare ad un Visconti americanizzato mescolato alle pubblicità di Dolce e Gabbana. "Mostro semplicemente l'amore" dice, giá, e chi ha il coraggio di alzare il ditino per dire che bisognerebbe saper distinguere tra amore innamoramento? Ma nessuno puó negare che di partnership tra uomo e donna qui nemmeno l'ombra, un giovane giornalista procura un impiego a Therese al giornale ma se si tratta di parlare di quello che le stá capitando con Carol si capisce che lei non si fida, i suoi pensieri non glieli affida, e quando l'avvocato tenta di portare a casa l'affido congiunto della figlia, l'affascinante biondissima Carol lo interrompe e sfoggia un discorsetto niente male, pieno di emozione, che sconferma in toto la linea dell'avvocato: l'ex puó tenersi la bambina, lei si accontenterà di vederla ogni tanto. Carol, che sta già pensando alla sua nuova vita con Therese, esce senza nemmeno aspettare la risposta, che classe!! La stessa che sfoggerà davanti all'iniziale titubante resistenza di Therese alla proposta di coabitazione, gli occhi di Carol sfavillano, si alza dal tavolo, una mano si appoggia dolcemente sulla spalla: " trascorri una buona serata" scacco matto. Perfetto, già, niente smagliature, come una Barbie.
"La Menzogna e il malinteso" di V. Jankélévitch
Dalla quarta di copertina: Possiamo davvero fare a meno del fragile equilibrio di convenzioni che rende più semplice la vita con gli altri ? Menzogna e malinteso non costituiscono la trama sottile dell'agire comune? E non e' forse per questo che la verità "protesta" nelle parole maldestre del gaffeur o nelle battute sprezzanti dell'enfant terrible? [...] L'autore ci invita ad avere il coraggio della parola "inopportuna" che interrompe il gioco di maschere in cui siamo immersi. Gesto etico per eccellenza essa appare l'unica in frado di farci ritrovare l'innocenza perduta e riconquistare un autentico rapporto con l'altro . Libro graffiante, duro, tagliente, come una spada Un passo all'interno: il perdono e' la relazione positiva e amante con l'altro perché non chiude gli occhi, al contrario li spalanca bene sulla malvagità, guarda il malvagio dritto in faccia e lo scusa non benché sia malvagio ma perché e'...