"La Menzogna e il malinteso" di V. Jankélévitch

Dalla quarta di copertina:
  Possiamo davvero fare a meno del fragile equilibrio di convenzioni che rende più semplice la vita con gli altri ? Menzogna e malinteso non costituiscono la trama sottile dell'agire comune? E non e' forse per questo che la verità "protesta" nelle parole maldestre del gaffeur o nelle battute sprezzanti dell'enfant terrible? [...] L'autore ci invita ad avere il coraggio della parola "inopportuna" che interrompe il gioco di maschere in cui siamo immersi. Gesto etico per eccellenza essa appare l'unica in frado di farci ritrovare l'innocenza perduta e riconquistare un autentico rapporto con l'altro.
 
Libro graffiante, duro, tagliente, come una spada 
Un passo all'interno: 
il perdono e' la relazione positiva e amante con l'altro perché non chiude gli occhi, al contrario li spalanca bene sulla malvagità, guarda il malvagio dritto in faccia e lo scusa non benché sia malvagio ma perché e' il nostro fratello malvagio [..] il perdono è la totale franchezza ma il malinteso è la fuga nelle nebbie dell'approssimazione. [..] Bisogna soprattutto sottolineare che la forma naturale del malinteso e' il silenzio, l'assenza di rapporti. [...] È il malinteso che crea quei vuoti che impacciano l'incontro, quelle brusche reticenze sull'orlo del precipizio. 

E ancora 
Il malinteso sincronizza soliloqui umani. A partire da solitudini parallele fabbrica uno scambio apparente, una sedicente comunicazione amicale intessuta di discorsi campati in aria di obiezioni collaterali e risposte che non rispondono a niente. È così grande l'inerzia dell'io murato nella sua logica interna e nella sua indifferenza che questo gioco ridicolo può proseguire da solo in virtù del movimento iniziale, e gli interlocutori si ritirano reciprocamente soddisfatti quando hanno trovato nella parola dell'altro l'occasione di attaccare con la loro filippica. Automatismo e sordità ecco l'ordine del malinteso un dialogo con nessuno, con il fantasma di qualcuno....



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