Elogio di un certo astensionismo; il buon senso e i sogni
Da molto tempo in Italia ci sono tanti che votano con il primario obiettivo di "fare argine",
o credete forse che le alte percentuali della DC fossero tutti voti convintamente democristiani e militanti?
Oltre ai cattolici obbedienti ai propri vescovi, quelli convintamente democristiani, alla componente clientelare, si sà, c'erano tantissimi che votavano la "balena bianca" per arginare, a torto o a ragione, l'avanzata del partito comunista, che per lungo tempo aveva mantenuto come sottofondo, più o meno apertamente, velleità da rivoluzione socialista della società. Anche se nei fatti continuava a sottoporsi al vaglio delle elezioni democratiche.
E' riaccaduto nelle elezioni europee, dove il PD modello Renzi è stato iper-votato anche per arginare le intemperanze pseudo-rivoluzionaire e troppo ammiccanti alla dittatura ("dolce"?) del grillismo.
In questa tornata elettorale, il vento di rivolta era fiacco, senza nerbo, per cui molti elettori hanno capito che il bisogno di fare argine questa volta non c'era. Si aggiunga il crollo del voto di appartenenza ideologica assieme quello dovuto alle clientele (al sud il dato è meno evidente proprio per una maggiore incidenza delle clientele) e si ottiene il risultato che ora constatiamo.
Facendo caso a molti segnali, tanti si sono resi conto che il PD in salsa Renziana si sarebbe confermato, vincendo in entrambe le regioni, sapendo anche che un nuovo plebiscito rischiava di far montare un po' troppo la testa al premier toscano.
Una fetta di elettorato, con buon senso, dico io, avverte, anche in modo inconscio, che ciò che comunemente chiamiamo politica, quella fatta nelle istituzioni preposte, incide molto limitatamente nelle loro vite, anzi è già tanto che non faccia danni; per cui preferiscono evitare il peggio che aspirare a un meglio troppo illusorio.
Valutano se e quando andare a votare, non avendo occasione o interesse a interloquire con i propri futuri rappresentanti e considerando l'astensione comunque un atto politico e non un mero disinteresse; così, quando avvertono che il pericolo è lontano, possono permettersi di non andare votare dando implicitamente ai suoi rappresentanti:
Valutano se e quando andare a votare, non avendo occasione o interesse a interloquire con i propri futuri rappresentanti e considerando l'astensione comunque un atto politico e non un mero disinteresse; così, quando avvertono che il pericolo è lontano, possono permettersi di non andare votare dando implicitamente ai suoi rappresentanti:
1) il suggerimento di stare con i pedi per terra e di lasciar perdere con i sogni ad occhi aperti, bastano quelli notturni, sapendo cosa farsene.
2) l'altro suggerimento di non montarsi troppo la testa e abbandonare la tentazione della deriva solipsistica dell'uomo e del partito solo al comando.
Andrea Gualandi
Andrea Gualandi