Chi ha paura dell' inconscio?


Chi ha paura dell'inconscio?

Due noti dipinti della seconda metà del 1700, opera di Heinrich Fȕssli, secondo una certa vulgata, sono considerati anticipazioni del surrealismo e sarebbero tra i prodromi delle elaborazioni moderne sul tema dell'inconscio, che verranno poi esplicitate dalla psicanalisi. Le opere hanno entrambe lo stesso titolo: L'incubo.
E' diffusa l'idea che ciò che noi chiamiamo incubo sia la prova più evidente della pericolosità, del carattere insidioso dell'inconscio. Mai come quando facciamo i cosiddetti incubi abbiamo l'impressione che il nostro pensiero inconscio ci sia nemico.
Ciò che non si mette in conto è che ciò che noi ricordiamo del sogno-incubo, fosse anche nell'attimo del risveglio improvviso nel cuore della notte, è già una trasformazione, operata  dalla nostra coscienza, rispetto ai pensieri onirici.
Una cosa è il sogno un’altra è il ricordo di esso, l’incubo non è altro che il sogno una volta che ha subito la censura e la riprovazione del super-io, per dirla con Freud, un secondo tempo in cui ciò che era piacevole e desiderabile viene, per così dire, messo sotto accusa dalla nostra coscienza morale, più o meno imbevuta di teorie.
Di un certo interesse è l'approfondimento del personaggio seduto sul ventre della donna che troviamo in entrambi i dipinti di Füssli: nella Roma antica con il termine di Incubo veniva chiamata l’entità che custodiva e nascondeva tesori di inestimabile valore.   Nella famiglia degli incubi i componenti avevano diverse attitudini, alcuni si siedono sul petto delle persone che dormono per turbare il loro sonno, altri rubano il respiro alle persone anziane e ai bambini, altri ancora facevano della burla e dello scherzo il loro modello di vita; gli Incubi venivano spesso chiamati anche Inui. 
Inuo, dal verbo ineo, cioè pertinente la penetrazione o la fecondazione, era assimilato a Priapo, una figura della mitologia greca e romana.  Considerato figlio di Dioniso e di Afrodite, Priapo era la personificazione dell'istinto e della forza sessuale maschile nonché della fecondità della natura. Spesso assimilato a Pan, caprone col volto umano che insidia le ninfe per possederle.  Viene spesso rappresentato con uno strumento musicale ricavato dalle canne acquatiche in cui fu tramutata Siringa, una delle ninfe che tentò di possedere. Questa divinità presiedeva anche l'ordine e l'armonia delle forze della natura. Pan aveva il potere di suscitare il "panico" e di causare gli incubi più terribili durante il sonno.
Macrobio nei  Saturnali presenta una visione diversa della divinità identificandola con il sole e come dio della materia.
Inuo-Priapo-sole si manifestava benigno ogni anno, intorno al 10 di Agosto, con una pioggia del suo seme fecondatore dal cielo, a garanzia di un ricco raccolto per l'anno successivo. Servio spiega questo nome con inire, precisato in senso sessuale (ab ineundo passim cum animalibus)
A riguardo  del cavallo sullo sfondo, nella lingua inglese la posto di incubo troviamo Nightmare:“night” notte e “mare” cavallina, che si diceva cavalcasse nella notte, una giumenta che andava a tormentare il sonno delle fanciulle.  L'inglese "mare" tuttavia assume anche un valore del tutto analogo al vocabolo "mara" presente in Anglosassone e Norreno, il quale non designa una cavalla, bensì il demone notturno di una leggenda che troviamo anche in altri paesi nordici.  Non è l'occasione per dilungarsi in approfondimenti ulteriori ma tutti sanno che termini come cavallina o il verbo cavalcare occupano un posto nelle movenze della pratica erotica.
L'incubo di Füssli fa di due tempi (sognare e ricordare il sogno) un tempo unico, ma ci da alcune indicazioni per distinguerli e per rivelare come la libido (che non è la libidine, un'altra volta per approfondire) sia un elemento fondamentale del sogno, e di come essa possa andare in contrasto con altre istanze di natura censoria, che trasformano il pensiero erotico in qualcosa di pericoloso o addirittura terrorizzante, come mostriciattoli o inquietanti cavalle dagli occhi vitrei.  La donna dipinta da Fȕssli, più che dormiente, sembra avvinta da una paralisi isterica talmente pesante che pare essere senza vita.
Che certe manifestazioni isteriche ci fossero anche all'epoca di Fȕssli non lo escludo, che l'artista pensasse che gli incubi avessero attinenza con le questioni di natura sessuale diventa evidente una volta analizzati gli elementi del sogno-incubo.

Chi, dunque, ha paura dell'inconscio? Tutti noi, in certo qual modo, una volta che la nostra coscienza abbia indossato le armi della teoria  e si arroghi l'infausto e pesante compito di censurare quella possibilità di relazione piacevole e soddisfacente con l'altro che è l'inconscio.     



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